Il Consorzio di tutela e certificazione dell’Aceto Balsamico di Modena IGP è quell’ente predisposto a garantire la qualità di questo tipo di Aceto Balsamico, la fedeltà alla tradizione, nonché a promuoverlo in tutto il mondo. Vediamo quindi tutto ciò che c’è da sapere su questo ente.
L’Aceto Balsamico, IGP o DOP che sia, è sicuramente tra i prodotti culinari italiani più amati ed esportati in tutto il mondo e per tutelare la tradizione, nonché per garantirne la qualità sulle nostre tavole, vi è stato il bisogno di creare un consorzio tutela Aceto Balsamico, anzi, a dire il vero, più di uno.
Infatti, gli enti sovrannazionali di dovere hanno riconosciuto non una, ma ben tre certificazioni di Aceto Balsamico, ognuna delle quali corrisponde ad una tipologia di prodotto ben definita, facente riferimento al proprio consorzio di riferimento.
Abbiamo due certificazioni DOP (Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP) e una IGP, ovvero l’Aceto Balsamico di Modena IGP. È proprio su quest’ultima e sul relativo consorzio, ovvero il Consorzio di tutela e certificazione dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, che ci soffermeremo in questo articolo.
Prima di iniziare, è necessario chiarire un punto: tutte le acetaie che vogliono commercializzare Aceto Balsamico con marchio IGP devono iscriversi a questo consorzio e rispettare attentamente i dettami derivanti dalla tradizione, i quali, partono dalla scelta dell’uva e arrivano fino all’imbottigliamento.
Indice:
Storia del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP
Il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena nacque nel 1993, quando un gruppo di produttori crearono un’associazione con l’obiettivo di ottenere il prestigioso marchio IGP per il proprio prodotto.
L’intento di questo gruppo era quello di creare un’associazione in grado di tutelare il consumatore, assicurando standard nella qualità del prodotto e onorando la tradizione, ma, a differenza di quanto accade con il marchio DOP, lasciando più libertà ai produttori e con il fine ultimo di una commercializzazione su larga scala.
Da non dimenticare il forte legame con il territorio, vera patria della tradizione del prodotto. Il territorio di Modena ha dato i natali a questo prodotto che si sta espandendo in tutto il mondo.
Il marchio IGP è stato formalmente riconosciuto dall’Unione Europea nel 2009 e da quel momento il consorzio ha iniziato ad espandersi fino a raggruppare le numerose aziende che ne fanno parte oggi.
Cosa fa il Consorzio tutela Aceto Balsamico di Modena IGP
Oggi il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP ha principalmente tre funzioni: difesa, tutela e promozione.
Difesa dei consumatori, i quali comprando un prodotto certificato sanno di aver certi standard di qualità e un forte controllo sulla selezione delle materie prime nonché dei metodi di produzione.
Tutela della tradizione, facendo in modo che la produzione dell’Aceto Balsamico di Modena IGP sia sempre conforme ai dettami che si tramandano da generazioni nelle popolazioni contadine.
Promozione del prodotto nel mondo, esportando anche al di fuori dei nostri confini una cultura enogastronomica di grande tradizione.
Dati economici
Oggi le aziende certificate IGP sono 51 e producono un totale di 97 milioni di litri di Aceto Balsamico di Modena IGP all’anno, il cui 92% viene venduto all’estero, seguendo una politica che vede anche nella commercializzazione internazionale il futuro del prodotto.
Oggi, l’industria dell’Aceto Balsamico IGP fattura circa un miliardo di euro all’anno, collocandosi così al primo posto tra gli alimenti IGP italiani e superando anche quella dell’Aceto Balsamico Tradizionale DOP, il quale ha però un costo per litro superiore essendo un prodotto più pregiato.
Il disciplinare dell’Aceto Balsamico di Modena IGP
I disciplinari non sono altro che dei documenti che dettano la legge sulla produzione e commercializzazione di un determinato prodotto che si fa vanto di una certificazione, come ad esempio DOP o IGP.
I consorzi sono quegli enti che si assicurano che vengano rispettate le leggi dei disciplinari di riferimento. Da notare che in quanto leggi, le violazioni al disciplinare costituiscono veri reati.
Abbiamo già accennato ai tre consorzi dell’Aceto Balsamico, ognuno dei quali, ovviamente, fa riferimento a un determinato disciplinare.
L’Aceto Balsamico di Modena IGP ha un disciplinare (leggilo qui) necessario per mantenere alti gli standard qualitativi del prodotto. Ad esempio, vengono catalogati i vitigni da cui può provenire l’uva (tutti tradizionali emiliani, come Lambrusco, Sangiovese o Trebbiano) oppure viene spiegato come sia obbligatorio che le azioni salienti della produzione dell’Aceto Balsamico, quali elaborazione e invecchiamento debbano avvenire obbligatoriamente nelle province di Modena o Reggio Emilia.
Ultima regola – ma non per importanza – è quella riguardante gli ingredienti ammessi, pochi, ma di alta qualità: mosti d’uva, aceto vecchio almeno 10 anni, aceto di vino e, a discrezione del produttore, un massimo di 2% di caramello e150d.
Per conoscere maggiori informazioni riguardo al disciplinare, consigliamo la sua lettura integrale.
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Conclusioni
Se l’Aceto Balsamico è oggi un prodotto così amato ed esportato in tutto il mondo, sicuramente parte del merito è proprio da ricercare nell’operato dei consorzi, i quali assicurano che tutte le operazioni di produzione vengano eseguite perfettamente, in modo da portare in tavola sempre prodotti di ottima qualità.